IL SOGNO DI PIERROT “

chamber work in one act



Expected duration: from 70 to 75 minutes.



instrumental organic:

String quintet, flute, oboe, clarinet, bassoon, trumpet, horn, trombone, piano, percussions



Libretto:

From: "PIERROT" - fantasy in one time by Raffaele Antini

1st prize at literary contest "L'Astrolabio" - theater section 1990

Tacchi Editore - Pisa 1991.



Characters:

Pierrot (light soprano)

Columbina (mezzosoprano)

Arlecchino (tenor)

Pantalone (baritone)

The Man dressed in silver - Selenico (reciting voice)



Indications concerning the direction and the scenography are reported, in italics, in the Libretto.

The scene is fixed for all the duration of the work.

At one side, outside of where the action takes place, Selenico is sitting at a table, in half light,

and he is illuminated, from above, everytime he intervenes.

He has in front of himself paper and pen. He is the author.

In the Antini's original work, Selenico appears only in the finale, as the Man Dressed in Silver.

In this interpretation he becomes integrating part of the action, he talks continually with his creature,

sharing with it the psychological drama in a subtle and ambiguous exchange of dramaturgical functions.

Thus,it was intentional to still more emphasize that sum of contradictions and fictions which the whole textual system is founded on.

The same initial caption, which places Pierrot on a swing, emphasizes an ambiguous and oscillating position

between sky and earth, dream and reality.

Presence-absence of the character of Pierrot which is well evidenced in its constant search of the name, as to

emphasize the uncertain temporariness of its mask, the dream turns out to be indicative of the essence of its loss

of character-function.

However, if Pierrot is result of the fantasy of Selenico, it's his dream, the roles ambiguously are exchanged,

get confused, so also in Pierrot's dream, which is its dive into reality, the other masks experience the same conflicting identity,

between true and false.

Musically the conflicting ambiguity, which all the action is founded on, is expressed through the use both of

essentially timbric materials (noises, multiple sounds of wind instruments, harmonics, etc.) and melodic-thematic

and harmonic elements mainly built with intervals of major fourth and second.

This choice has the precise purpose to never create a distressing or tragic atmosphere ,which ,the use of chromatic total often leads to and so to respect, as much as possible, the text, where tension and pain are never shown in a dramatic key, but used with self-ironic lightness, decency and noble detachment.

The choice of "simplicity" of the used material is also connected to the use of the "modality" or "polimodality" without despising, moreover, the "tonality" (see the "lullaby of Pierrot", planned for the finale and also "air" of Colombina).

Libretto

“ IL SOGNO DI PIERROT “

tratto da
“PIERROT” di Raffaele Antini

L’azione si svolge in cielo, o in qualunque altro luogo.

SCENA PRIMA – Preludio

Pierrot sta seduto sopra un’altalena. Dorme.
L’altalena pende da una nuvola e fa, dolcemente, su e giù.
Uniforme chiarore aurorale, neutro.
Pierrot sorride e fa le spallucce, nel sonno. Ma subito ritorna nel suo limbo.


SCENA SECONDA

Pierrot si desta di soprassalto, come da un incubo.
Col suo gesto brusco rischia di cadere dall’altalena, poi recupera a fatica la posizione
PIERROT Chi sei? Ascolta, ti… Ti prego… chi?
Si avvede di essere in una nuova dimensione. Guarda intorno, sopra e sotto di sé. Fa le spallucce.
Un sogno!
Ora si stira , sbadiglia. Sta per perdere l’equilibrio; ancora una volta riesce a recuperare la sua posizione.
Oplà
Sorride
Però. Già due volte. Dì altalena, amica mia, vogliamo far pace?
Abbiamo litigato, che non me ne ricordo? Ti ho forse offesa? Si?
Sta un attimo in ascolto. Chiama
Silenzioooo?

SELENICO Silenzio, dolce compagno, sii gentile: pensi davvero che la mia amica sia arrabbiata
con me? Io non lo credo. Avremo percorso mille leghe insieme, io sognando e lei cullando i miei sogni; siamo stati in mille posti che non hanno ancora un nome, dondolando senza fine,
da un punto all’altro del grande spazio, da un punto all’altro, così…
Pierrot si dondola
No che non sei arrabbiata, amica mia. Ecco, andiamo. Un punto, un altro punto, un altro…
Ride dondolandosi più forte… Si placa man mano e si appoggia ad una delle due corde.
Sembra rattristarsi, o forse riflette. Pausa.
PIERROT Che strano sogno! Un signore tutto vestito d’argento, con un cappello…
Aveva una bisaccia sulle spalle, d’argento anche quella…Camminava…sembrava stanco;
ma poi a un tratto faceva un salto, e mi sorrideva… già. Diceva… diceva…ah, non me ne ricordo più, amica mia non so più cosa diceva.
Ma era assai gentile con me! Sì, gentile… Eppure un po’ burbero.
Era…ah, mi dispiace, amica mia, sono una frana.
Silenzio, dolce compagno, di’: ti ho mai raccontato un sogno così? No, è vero? E allora…?
Io non lo conosco, non lo conoscevo…
Eppure aveva qualcosa di familiare, come se lo avessi già conosciuto…
Di’ ma non è un sogno stupido?

SELENICO Pierrot? Pierrot, dolce compagno, ascolta. Ti racconterò una storia. Una bellissima
Storia. Te la dirò così, molto alla buona, con parole povere povere. Ma io l’ho sentita da un poeta, in un sogno, e ognuna delle sue parole era…era un cristallo di neve, perfetto e fragile.
Ascolta. Pierrot aveva un padre che aveva un padre che aveva un padre. Tutti si chiamavano Pierrot. Pierrot padre, figlio di Pierrot padre di Pierrot padre. E ognuno raccontava a Pierrot figlio una bellissima storia che aveva appreso in un sogno da un poeta,una bellissima storia che è la storia di Pierrot e che suonava così.
C’era una grande festa, in cui brillavano cristalli di tutte le forme. C’era un ballo, e la grande sala luccicante mancava di un lato. Sì, di tutto un lato. Da quella parte si apriva un grande vuoto, buio e silenzioso. Un grande vuoto… Ma di qua, ecco di qua c’era un grande luccichio di cristalli, un luccichio che Pierrot pensò subito: <<Ecco, saranno questi i cristalli di neve di cui mi parlava sempre mio padre in quella sua storia prima di mettermi a dormire>>. Pierrot si accorse allora che un dolce valzer lento suonava già da un po’ nella sala e che molti cristalli di neve avevano cominciato a far coppia per danzare. Era una musica piena di malinconia. Pierrot si stropicciò gli occhi, e provò a guardar meglio. E vide che non si trattava di cristalli di neve, ma di statuine di porcellana: statuine delicate e leggere, graziose, vestite con docili panni arabescati. Ma proprio come cristalli! Di neve. E luccicavano. Tanto. Tanto da abbagliare.
Pierrot, figlio di Pierrot padre di Pierrot padre, prese a girare di qua e di là, fra le coppie di arabeschi che vorticavano al suono di quello strano valzer. Le statuine crescevano visibilmente di numero e così diventava sempre più difficile muoversi nella sala in tutta quella gran confusione. Poi si fecero tutti da una parte. Il valzer tornò come per incanto lento come prima, ma infinitamente più dolce. Una statuina, o un cristallo, lo guardò ridacchiando e, mostrandogli un punto della sala con un gesto ampio da esperto di tutte le cose, gli disse: <<Ecco, Pierrot…>>>. E vide. Due ali di folla si composero elegantemente, aprendosi. Fu un momento. Un solo dolcissimo momento. Non ebbe il tempo di vivere quell’istante e di vedere oltre, che già le due ali di folla avevano cominciato a richiudersi a ventaglio, rapidamente. Il valzer suonava forte, e non c’era nient’altro che questa grande festa alle spalle, e quest’altro spazio buio e spaventoso, questo vuoto che cominciava davanti agli occhi di Pierrot, dalla parte della sala che mancava di un lato.
Lunga pausa. Immobile, Pierrot fa ora un grande sbadiglio
Piaciuta, Pierrot? Però le storie dovrebbero raccontarle solo quelli che le scrivono….
Altro enorme sbadiglio
Ma anche sognare, a volte…Di’ Pierrot, non credi che anche sognando, in qualche modo, è come se…
Sbadiglio… Giù dorme. L’altalena fa dolcemente su e giù.
Pierrot fa le spallucce, nel sonno. Ma subito ritorna nel suo limbo. L’altalena invece fa sempre, dolcemente,su e giù.
All’improvviso, però, il chiarore indistinto, crepuscolare, ha un palpito, un sussulto di luce.
Pierrot, sia pure addormentato, ne è scosso, come se qualcuno lo avesse urtato.
Sta accadendo qualcosa. L’imminenza del Sole, che infatti sbuca piano di sotto una nuvola.
Pierrot è subito sveglio. Salta in piedi sulla sua altalena, rischia di perdere l’equilibrio, si aggrappa, è di nuovo in piedi, si guarda intorno turbato, a bocca aperta, si stropiccia gli occhi, poi intuisce, sgrana gli occhi, li volge lentamente verso il Sole… Subito accecato, Pierrot si porta svelto un braccio sugli occhi, perde l’equilibrio, si aggrappa, lo riconquista. Poi, lentamente e schermandosi, torna a guardare in quella direzione…
Eh sì, è proprio lui, il Sole. Dopo un istante d’un fiato…

PIERROT Oh no non è vero no ti prego cara amica vienimi in aiuto è così bello…
Con uno scatto al sole
Ti chiamerò sole!
Poi subito all’altalena, col tono implorante di prima…
Abbiamo tanto viaggiato insieme, tu cullandomi ed io raccontandoti i miei stupidi sogni e le favole che ho imparato non so più dove…
Al sole, come prima…
Oh Sole Sole Sole
All’altalena, come prima…
… e non dico di no, mi hai sempre ascoltato pazientemente, con tenerezza, ma vedi…io…
Al sole
Sì, Sole! Sole!
All’altalena
…oh vedi altalena, non devi essere gelosa, tu rimani la mia cara compagna, la dolce amica dei miei viaggi, abbiamo tanto aspettato questo momento, non è vero?
E tu, silenzio, dolce compagno, vienimi tu in aiuto per spiegare alla nostra cara amica che è bello il nostro nuovo compagno, vieni a spiegarle che sei stato tu a rammentarmene il nome, questo nome di SOLE che ci ubriaca di luce… benvenuto fra noi.

Lentamente, si placa. Sospira.

SELENICO Pierrot! Di’ non dovrei sospettare di tutta questa felicità? Che cosa ci manca, anima
mia? L’altalena? No. E neppure il Silenzio. E ora il Sole, questo messere luminoso ed elegante… Ora che ci sei anche tu, messer Sole, la mia felicità è perfetta, e io prometto che non farò mai più stupidi sogni e non li racconterò se li faccio, ecco.
Pausa
Eppure… ho come l’impressione d’essere in un sogno, uno strano sogno che ho già sognato e del quale non ricordo più nulla. Uno strano sogno, in cui, all’improvviso…


SCENA TERZA

Fuori scena
PANTALONE Ti riacciufferò!…Sicuro… Ti riprenderò, te e le tue voglie, brutta gatta in calore…
Entra, armato di bastone, e scorge Pierrot. A parte.
Che ci fa quel fringuello anemico sul trespolo?
PIERROT Che signore distinto! Era questa la novità, messer Sole?
PANTALONE Debbo ricordarmi dove l’ho visto… così mi ricorderò se mi deve dei denari…
PIERROT Conoscere nuovi amici?
PANTALONE Macché…non mi torna in mente…Ma mi guarda, lo zerbinotto. Ora mi avvicino.
Qualcosa scoprirò.
PIERROT Grazie, mio sole. E ora fa’ che si avvicini, quel bravo signore, ti prego…Ecco, viene.
Grazie, mio grande amico.
PANTALONE Io vi conosco! Sicuro…
PIERROT Signore, questo mi fa felice. Così potrete raccontarmi tutto ciò che io non ricordo più,
purtroppo.
A parte
PANTALONE Fa il furbo il signorino
(A Pierrot) Voi mi dovete certamente del denaro , signorino!…
PIERROT Del denaro? Non ho mai posseduto nulla. A cosa serve il denaro, cortese signore?
PANTALONE (deluso) Non lo sapete? Allora è chiaro, tu sei Pierrot.
PIERROT (battendo le mani) Bravissimo! Oh che gioia parlare finalmente con qualcuno che ti
Conosce!…
PANTALONE Sicuro… tu sei proprio Pierrot. Spiccicato.
PIERROT (esitante) Posso… chiedervi una cosa?
PANTALONE Parla, parla pure…
PIERROT Ecco… Mi dà gioia sentirvi fare il mio nome. Vedete, che io ricordi, mai nessuno mi ha chiamato. Ecco… se lo diceste ancora una volta…
PANTALONE Che cosa?
PIERROT Il mio nome. Se mi chiamaste un’altra volta col mio nome. Solo un’altra volta e poi
basta.
PANTALONE Il tuo nome. Oh Signore dei santi quattrini!…Ma certo, Pierrot…Ecco: Pierrot.
Va bene? Anzi voglio farti una sorpresa…
Estrae un minuscolo libriccino di appunti, che sfoglia
Sta bene a sentire. Salute a te, Pedrolino Fogliasecca, Pagliaccio-Straccio, Bianconeve degli Allocchi, salute… Virginello dei Lunatici, Faccino degli Infarinati, Occhiopesto, Sospiroso, Madamino, Faterello degli Infatuati… eccetera eccetera… Contento?
PIERROT (battendo le mani) E’ bellissimo. E sono tutti miei nomi?
PANTALONE Certo! E tutti più giusti di questo nome Pierrot che non fai in tempo a dire ch’è già
finito, volato via! Per l’economia va bene… ma insomma lasciamo stare!
Con altro tono
Dov’è Colombina?
PIERROT Che bel nome! Chi è?
PANTALONE Colombina dov’è? L’hai nascosta! Bada che il mio bastone ti osserva.
PIERROT Non lo so, davvero. Non l’ho vista.
PANTALONE Bada, Pierrot, che ho un bastone che ti servirà per bene se menti.
PIERROT Ma io vi giuro…
PANTALONE Silenzio! Ascoltami bene. Quando passerà di qui, trattienila con una chiacchiera e non farle capire che io la sto cercando, quella brutta gatta in calore.
PIERROT Non le farete del male, è vero?
PANTALONE Macché…le liscerò solo i cuscini col bastone. Be,’ me ne vado. Ma sarò di nuovo qui tra poco.
PIERROT A presto, signore. Vi aspetterò.
Pantalone esce
SELENICO Eh no! Bisogna che io ti faccia presto una canzone, messer Sole. Sì. Ti canterò la più dolce canzone che si sia mai sentita, e le parole me le sussurrerà di nascosto il Silenzio, e la melodia me la porgerà come una rosa fresca la mia cara altalena. Giuro! (Pausa) Che signore distinto! Eh, amica mia, che ne dici? Non hai visto com’era in ansia per Colombina? Sicuro: è proprio un signore per bene. Chissà perché gli dà tutti questi dispiaceri, Colombina…(Cambiando bruscamente tono) Messer Sole, io non dovrei farti questa richiesta , lo so bene. Mi hai già dato tanto. Ed è solo grazie a te se io mi sento finalmente…Vivo. Non è più un sogno, uno strano sogno cullato dalla cara altalena nelle braccia del Silenzio.
Ora io vedo… laggiù, per esempio. Ci sono mille foglioline verdi. Stanno spuntando dai cento rami su cui il cielo ha lacrimato rugiada tutta la notte.
E laggiù? Il mare azzurro… Sta danzando il suo più recente balletto. E poi… E poi…(cambia di nuovo bruscamente tono) Voglio vedere Colombina! Sì, Colombina.
Oh ti prego, anche un momento soltanto, ti scongiuro, sarebbe così bello…Sarebbe così nuovo! Ti canterò mille canzoni, se mi accontenti, le mille più dolci canzoni! Non lascerò in pace il Silenzio finché non mi avrà suggerito le mille nuovissime parole con cui riempire ogni canzone, ecco… Ecco. Lo giuro! (Pausa) Colombina…



SCENA QUARTA

Si ode la voce di Arlecchino che canta fuori scena
ARLECCHINO Tutto toppe tutte rotte
tutto matto dritto e scaltro
scruto ho fiuto scappo ho fiato
torno lesto poi sparisco.
Perepè perepè. Perepè.

Arlecchino entra e scorge Pierrot. Si ferma a osservarlo, con la sua aria svagata e impudente.

PIERROT (rompe il silenzio) Buongiorno. (Arlecchino, immobile, non risponde). Buongiorno!
ARLECCHINO (dopo una pausa) Monsieur! (Poi , come partendo da molto lontano) Ci avrei un
Bisogno specialissimo, dettato dalla mia fame di pancia di borsa e d’arnese, d’incocciare al più presto un mio candido compare dagli occhi tristi. Ce lo avrei, questo speciale bisogno, caro signor Suo-sosia, perché egli sempre mi portò bene per il suo candore che dice e non fa, che guarda e non vede, che fa il gioco e non lo sa. E quel che me lo fa preferire a chiunque, è la sua memoria: corta cortissima, è men che non si dice, e gli fa pigliar l’abbaglio. Onde ti giro, cugino affezionato, la domanda che segue: hai tu visto Pierrot?
PIERROT (prima frastornato, poi interdetto) Ma sono io, Pierrot!
ARLECCHINO Dunque non lo hai visto. Sempre così. Quel che cerchi c’è e non lo vedi. Dirò a tutti che non ho visto nessun Pierrot. (Fa l’atto di andarsene).
PIERROT Aspetta, non andare via. (Lo guarda con ammirazione) Dio com’è bello il tuo abito!
ARLECCHINO Mi trattieni per questo, di’?
PIERROT Ma è bello davvero!
ARLECCHINO Son toppe, son toppe: la miseria, caro cugino.
PIERROT Ascolta. Devi assolutamente aiutarmi.
ARLECCHINO Aiutarti, io?! Non mi starai prendendo per il fondo delle brache?!
PIERROT Ma no, giuro. Il tuo nome qual è?
ARLECCHINO Troppa prudenza ha imparato a usare Arlecchino per sbandierare al primo venuto il suo nome. Arlecchino, io non lo conosco.
PIERROT (come se cercasse di ricordare) Arlecchino…
ARLECCHINO L’hai detto tu, non io.
PIERROT Saremo amici, di’?
ARLECCHINO Amici? L’amicizia è una cosa che dilaga se si serra, se s’infiamma ti affloscia,
che non dà e non riceve, si fa uguale a se stessa, e di te fa un doppione. Amici?
Sì saremo perepè amici.
PIERROT (gli batte le mani) Come son contento, Arlecchino, che sia arrivato tu.
Ora mi aiuterai a trovare Colombina.
ARLECCHINO (subito interessato) Colombina?
PIERROT Sì, e ad evitare che quel signore col bastone possa farle del male.
ARLECCHINO Bastone? Pantalone. Pantalone? Colombina. Si tratta proprio di lei.
PIERROT Mi aiuterai, dunque?
ARLECCHINO Sicuro, bel faccino. Cominciamo subito: per dove s’è incamminato Pantalone?
PIERROT (indicando) Per di qua.
ARLECCHINO E allora io andrò di là. Così, trovando Colombina, saprò sostituire il bastone del vecchio col mio servizio. (Si avvia)
PIERROT (lo trattiene con la voce) Le dirai di me?
ARLECCHINO Le dirò che sei sull’altalena, con la testa più vicina alle nuvole della mia.(Si avvia)
PIERROT Le dirai di mostrarsi?
ARLECCHINO Le dirò di mostrarsi tutta, come si conviene per il mio servizio. (Si avvia)
PIERROT Arlecchino?
ARLECCHINO Monsieur?
PIERROT Come potrò ringraziarti?
ARLECCHINO Aspettandomi qua. E se vedi spuntare lo spuntato bastone di quel vecchio, tu non hai visto nessuno. Saprai fare il furbo, Madamino, per il tempo che basta al mio servizio?
PIERROT Saprò dire tutto per bene come mi hai insegnato.
ARLECCHINO Ma se non devi parlare!
PIERROT Non ti arrabbiare, ti prego.
ARLECCHINO E addio! Ho capito che debbo sbrigarmela da me. (Si avvia cantando)
Tutto toppe tutte rotte / tutto matto…
PIERROT (sulla voce di Arlecchino che si allontana) Torna presto! Presto presto!

Arlecchino è fuori. Pierrot continua a guardare nella sua direzione, dopo una pausa, comincia a mormorarne la canzone, marcando il tempo col dondolio dell’altalena.
Il suo canto si trasforma quasi naturalmente in una risata gioiosa, che riempie l’aria.
Rischia di perdere l’equilibrio. Lo recupera a fatica. Di botto non ride più.Ora è serio, compunto.

SELENICO (Con tono solenne ed enfatico) Amici! Prestatemi orecchio. Tu, compagno concavo
che ospiti le mie parole. E tu, dolce altalena dei viaggi. E anche tu, duplicato assente della
mia presente persona. Ciò che devo comunicarvi è della più grande importanza, per me e per voi. Ho scoperto che mi sbagliavo. Sì, amici, questo che io sto vivendo con o senza il vostro conforto, non è un sogno. Può mai essere un sogno, infatti, questa luce che dà vita a tutte le forme? E Pantalone col suo gran naso d’aquila, e Arlecchino dalle toppe festose, credete che siano una mia fantasia? Pensate che tutto ciò sia già finito e non verrà più, Colombina?
E’ questo l’oscuro disegno che tramate a mia insaputa, di farmi passare per visionario?
Ebbene, vi servirò come meritate. Ecco: mi addormenterò. E al mio risveglio Colombina sarà qui, proprio qui con me. (Con altro tono) Colombina… (Col tono di prima) Sono francamente deluso. Ma non lo sarò dai miei nuovi amici. E con questo solo dissapore nella mia giornata radiosa, vi saluto. Mah.

PIERROT (Si aggiusta come può sulla sua altalena, per dormire. Con tono estatico)
Colombina… (Sospira) Colom…bi… (Giù, dorme.)

SCENA QUINTA

Pierrot, fa le spallucce, nel sonno. Ma subito ritorna nel suo limbo, mentre l’altalena continua il dolce su e giù. Procedendo all’indietro, entra Colombina, con fare guardingo.
Urta contro un lembo di nuvola e si volta di scatto, spaventata.

COLOMBINA Oh! Nulla. Una pecorella.

Si siede su una nuvola. Non ha visto Pierrot. Tira fuori un fazzolettino e ci soffia il naso.
Ma questo le fa rammentare gli altri possibili usi del fazzolettino e così si mette a frignare,
fino ai singhiozzi.

COLOMBINA Ih!… Ih!…

Eseguito il couplet del pianto, prende a tirare su il naso, poi…

COLOMBINA Ahimè! Ohimè! Ahimè! Ohimè, tortorella che sono! Ahi ahi!
Ahimè! Ohimè!Animuccia gentile e maltrattata!
Ahimè! Ohimè! Che non avrò mai comprensione da quel vecchiaccio
e vedermi privata della mia libertà
e far finta che non sono colpi quelli che al mio cuore batte la primavera
Ahimè! Ohimè! Ahimè! Ohimè, colombella smarrita, Ahi ahi! Ohimè!
Ho deciso che qualcuno mi aiuterà, mi porterà fuori dalla mia stanza buia.
Il sole non è forse qui per me?
Ho deciso! Quel che mi serve è un amore.
Ecco che già sono innamorata. Perdutamente.

SELENICO Com’è veloce il tuo generoso cuore, piccola colomba! E com’è triste questa tua fragile
vita, che non conosce il riparo della ragione contro il dolce e terribile sentimento dell’amore,
da cui sei aggredita senza avviso, a tradimento! Come sei indifesa e sola! Un amore, sì.
Ah, poterne fare a meno! Ahi, se fosse poco desiderabile!

COLOMBINA Ahimè! Ohimè! Ahimè! Ohimè, colombella smarrita. , Ahi ahi! Ohimè!
Che non avrò mai comprensione e sopportare di vedermi privata della mia libertà
Ohimè che sono come un campo invaso disordinatamente da fiori comuni!
Ahimè! Ohimè puttina.

Intuisce che sta arrivando qualcuno. Si nasconde dietro una nuvola.
Si ode, fuori scena, la voce di Arlecchino che rientra cantando la sua canzone. Si guarda intorno.
S’accorge che Pierrot dorme

ARLECCHINO Madamino! Bel facciiino! Ehi, Pierrot!
PIERROT (sobbalzando) Chi sei? Ascolta, ti prego, chi…? (vede Arlecchino)
Oh. Sei tu, Arlecchino.
ARLECCHINO L’hai detto tu, non io.
PIERROT Dormivo? M’ero addormentato.
ARLECCHINO Ma no, caro cugino, tu sogni.
PIERROT Colombina…
ARLECCHINO L’hai vista?
PIERROT No. Ma mi sembra di averla sognata. La sogno sempre.
ARLECCHINO Ti propongo un affare. Quando Colombina verrà qui, trattienila.
Aspetterai che arrivi io. E quando io sarò qui, farò in modo che tu possa passare dal sogno alla realtà, So io come fare.
E così la tua eterea Colombina si trasformerà in una carnosa Colombella.
PIERROT Farai questo per me?
ARLECCHINO No. Lo farò per me. Per il gusto di mostrarti i miei trucchi.
Vedrai come sarò bravo con Colombina.
Fa’ bene la posta alle colombe, io ti lascio. E rammenta la mia promessa.
(Si avvia cantando) Tutto toppe tute rotte / tutto matto… (esce).
PIERROT Sì, va’ pure tranquillo. (Pausa).

SELENICO Mi sveglierà. Mi sveglierà lui. Ah, Pierrot, anima mia,hai sentito? Mi sveglierà con
Colombina. E il Sole la vedrà. E le manderà il suo raggio più antico a farle una ghirlanda
di luce tra i capelli
PIERROT Urrà urrà ( balza in piedi sull’altalena e si dondola forte) O-ho o-ho o-hooo…
COLOMBINA (spuntando dietro una nuvola) Come ti chiami?

Pierrot rischia di perdere l’equilibrio sulla sua altalena.
Recupera a fatica la posizione.
Ora guarda davanti a sé, fissamente.

PIERROT (dopo una pausa) Sei la voce di Colombina?
COLOMBINA Sono Colombina.
PIERROT (si porta il dito alla bocca) Ssstt!… Non si deve far rumore. I sogni non sono rumorosi.
COLOMBINA I sogni?
PIERROT Certo!
COLOMBINA Ma sono Colombina
PIERROT Sai che ti aspettavo da tanto?
COLOMBINA Tanto quanto?
PIERROT Da almeno un giorno. Sai quanto dura un giorno?
COLOMBINA (insieme delusa e pensierosa) …un giorno?
PIERROT Quanto serve a un bambino per nascere e a un vecchio per morire.
Ma per me è stato ancora più lungo,
perché sono stato tutto il giorno senza né nascere né morire. (Pausa)
COLOMBINA Come ti chiami?
PIERROT Il mio vero nome non lo conosco, ma mi hanno sempre detto le storie di Pierrot.
Le conosco tutte. Se vuoi puoi chiamarmi così.
COLOMBINA Buongiorno, Pierrot.
PIERROT Buongiorno, voce di Colombina.
COLOMBINA Saremo amici?
PIERROT Sì, saremo perepè amici.
COLOMBINA (un poco contrariata) Perché mi rispondi così male?
PIERROT Non lo so. Parla così Arlecchino.
COLOMBINA Arlecchino lo conosco. (singhiozza) Ih! Sono così infelice!
PIERROT Non devi parlare così. Fra poco sarà qui Arlecchino.
Lui conosce il segreto di questo sogno.
Ci sveglierà senza che ce ne accorgiamo.
COLOMBINA Ih!… Ih!… Non mi piace Arlecchino. (pausa) Ho detto che non mi piace Arlecchino!
PIERROT Ho sentito.
COLOMBINA E non è tuo compagno.
PIERROT E non è mio compagno.
COLOMBINA Perché non mi capisci, Pierrot?
PIERROT Perché mi chiami con un nome? Da svegli non avremo nessun nome: Non ne avremo bisogno. Ci saremo solo noi. Basterà guardarsi intorno, e ci troveremo subito.
COLOMBINA Ahimé, colombina che sono! Non riuscirò mai a volar via dalla mia gabbia.
(Estrae il fazzoletto, per versarci il suo impagabile pianto)
PIERROT (la trattiene in tempo) No, ti prego. Non dare via le tue perline. Va’ dietro quella nuvola.
Ora sei nel mio sogno. Se lo vuoi, sarà per te il luogo più sicuro.

Colombina va dietro la nuvola


SCENA SESTA

Entra Arlecchino. Vede Colombina dietro la nuvola.

ARLECCHINO Pierrot! Il momento che aspettavi sta per giungere.
Ma prima dovrò ammaestrare questa benedetta.
Prima cosa: ritirarsi al riparo da occhi indiscreti.
(Con un balzo raggiunge Colombina dietro la nuvola).
COLOMBINA Arlecchino, va’ via! Ahimè, sono perduta. Pierrot! Fa’ qualcosa per me!
PIERROT Colombina…
ARLECCHINO Ha più forza di un toro.
PIERROT Non le farai del male, vero?
ARLECCHINO Macché! E’ una procedura rapida. Vado per le spicce, io!
Tra un minuto la tua pavoncella sarà pronta per il gran risveglio.
PIERROT Abbi fiducia, Colombina. Fra poco verrai sulla mia altalena.
Partiremo. Sarà un lungo viaggio.
COLOMBINA (chiama, con voce debole) Pierrot…
ARLECCHINO Non chiamarlo! Non hai sentito che sta preparando il vostro viaggio di nozze?
Ti piace il suo racconto?
COLOMBINA Sì… ih…
ARLECCHINO E il mio no?
COLOMBINA Sì, ahimè pulcina, anche il tuo. (Con voce ancora più debole) Pierrot…
PIERROT Mi hai chiamato, dolce Colombina?
COLOMBINA Ih!…No, Pierrot, non ti ho chiamato… ih!…
PIERROT Vedi? L’aria è ormai piena della tua voce. E così la sento anche se tu non parli.
COLOMBINA Ih!… Pierrot!… Ih!…Arlecchino!…

SELENICO Devo dirti una cosa. Prima. Prima che venisse il Sole, non c’era niente. Io ero tanto
solo. Parlavo con il Silenzio, con la mia altalena. Ma loro facevano finta di non sentirmi.
L’ultima volta avevo fatto un sogno, con dentro un signore vestito d’argento.
Facevo sempre tanti sogni, ma poi è venuto il sole e non ce n’è stato più bisogno.
L’avevo raccontato a loro, al Silenzio e alla mia altalena. Ma loro niente.
Si vede che non glie ne importava un fico secco. Non mi hanno risposto niente,
né un <<sì>> né un <<no>> né un <<che c’è>>.
ARLECCHINO (a Colombina, sempre da dietro la nuvola) Che c’è?
COLOMBINA C’è che basta, ecco. Ih! Pierrot!…
PIERROT (con la più grande dolcezza) Poi, sei arrivata tu.
COLOMBINA (sempre da dietro la nuvola) Oh Pierrot!…
PIERROT (in quel suo tono) Colombina…


SCENA SETTIMA

Si ode, fuori scena, la voce di Pantalone. E’ su tutte le furie.

PANTALONE Colombina!… Dove hai piantato le tue gonne smaniose?
Hai scoperto un reggimento? La colonia penale?

Pantalone entra. Vede Arlecchino e Colombina insieme, sia pure dietro la nuvola. Si fa di stucco.
Lunghissima pausa. Immobilità.

PANTALONE (con sinistra calma) Uhm. Colombina?
PIERROT E’ là, signore. Vedete? Dietro la nuvola.
PANTALONE Sono insieme.
PIERROT Certo. Non li vedete forse bene?
PANTALONE Prima!
PIERROT Anche prima. Ma non li avreste visti.
Erano nascosti per i preparativi, che devono restare segreti.
Abbiamo deciso che faremo un lunghissimo viaggio.
PANTALONE Bravo Pierrot!
Bravissima la mia irrequieta colomba.
E super bravo Arlecchino.
(Assolutamente immobile, e senza che nessuno lo tocchi)
Chi mi trascina? Mettetemi giù. Vi dico di lasciarmi! Ve lo ordino, ve lo ingiungo!
Sono preda delle Furie, delle Erinni. Povero me!
Ecco che non rispondo più di me stesso. Sono un criminale. Un mostro! Un omicida!

Pantalone ingaggia una sorta di sfrenata danza, la cui principale caratteristica consiste nel bastonare tutto ciò che gli giunge a tiro.
Pierrot ha perduto l’equilibrio e, dopo qualche vano tentativo di restarvi aggrappato, cade dalla sua altalena. Rimane un attimo sbalordito, a gambe aperte, seduto in terra: non c’era mai stato. Ora ha capito che qualcosa è finito. E si richiude a bozzolo, la testa fra le gambe.
Il putiferio lo circonda.

PANTALONE Dov’è quel ravanello? Quel tisico? Quel ruffiano in bianco e nero?
(Colpisce Pierrot) Così me li tenevi nascosti,la Colomba col suo Rapace? (Colpisce)
E non posso dimenticare i debiti di tuo padre. (Colpisce)
E sarebbe in giusto tralasciare quelli di tuo nonno. (Ancora)
(Si drizza sulle reni per riprendere fiato. Tende l’orecchio: qualcosa non va).
Qualcuno trama. Alle mie spalle. Mi gabbano, mi beffano, mi scavano la fossa.
Traditori! Lo riconosco, è Arlecchino. Quel tiraguai, quel borsaiolo.
Colombina! E’ con lui! Trattarmi così, dopo tutto quello che le ho fatto.
Mi vendicherò. (Si avvia, furente). Dov’è l’artiglieria? Le polveri?
Li farò saltare in aria in mille coriandoli!… (Esce).

Infine Pierrot è solo. Il Caos lo ha abbandonato a se stesso.
Lentamente, dal silenzio, emerge come un lontano oboe la sua voce. Pierrot piange.
E le sue spallucce affacciano sussulti lievi allo spazio.
Pierrot, senza saperlo, senza averlo mai fatto, piange. Doveva scoprire ancora questo.
Lentamente, il suo oboe si affioca, e dal silenzio lievita come un soffio la sua voce.

PIERROT Sapere che dovevo morire…
senza il tempo di svegliarmi…
Non ci crederà nessuno…
Neanche gli amici mi crederanno…
Quelli di un tempo…
E gli amici nuovi se ne sono andati tutti…
Ora non c’è più nessuno…
Colombina … se ora sapessi che sono morto…
Non te ne sei accorta… Non ti hanno lasciato il tempo…

SELENICO Che cosa è successo? Pierrot, anima mia, dimmi che cosa è successo, ti prego.
Non c’è più nessuno. (Pausa) Non torneranno mai più. (Pausa)
Non sognerò più! Arlecchino se n’è andato senza neanche dirmi se sono sveglio, ora.
E adesso? Non ho più niente da fare. E’ finita. Non potrò più andare sull’altalena. Mai più.
E’ stata tutta colpa mia, lo so. Non dovevo accettare l’invito del sole.
Avrei dovuto immaginare che mi sarei preso una bella scottatura.
E adesso vattene! Sì vattene, Sole elegante! Non sei più elegante di una balla di fieno!
E la tua luce è più insulsa di quella di una lampadina! Va’ via!
E’ tutto qui il tuo catalogo? Non hai fantasia, neanche un poco!
Era questo che dovevo vedere? Questo?
Non voglio vedere più niente! Non c’era proprio niente da vedere!
Vattene, spione, se non vuoi che spezzi ogni punta della tua corona!

Pierrot si alza e tenta con un salto di afferrare un lembo di sole, che, saggiamente, decide di abbandonare questa piazza sfortunata e lentamente si ritira.
Pierrot assiste alla scomparsa del sole. Quando questi ha portato via anche l’ultimo raggio, Pierrot si volta a guardare con nostalgia l’altalena, a testa in su. Decide di colpo di fare qualcosa e spicca infatti un salto. Niente. L’altalena è lassù, irraggiungibile. Pierrot rinuncia. Ora comincia a far su e giù, fra le nuvole, le mani unite dietro la schiena.
Ogni volta che si gira per tornare indietro, tira su il naso.

SELENICO Camminerò tutta la vita. Così. Fra le nuvole. Senza più amici. Solo.
Senza Colombina. Solo, appunto. (Pausa)
Com’era bello, l’abito di Arlecchino… E quello del signor Pantalone? Mah, così così.
Più bello quello di Arlecchino. Loro non volevano farmi del male. Sicuro.
Tutta colpa mia. E del sole. Se fossi stato più attento.
Sicuramente non ho capito le loro intenzioni.
Pierrot tira su il naso. Si ferma, sedendosi a ridosso di una nuvola. Guarda con nostalgia la
sua altalena. Tira ancora su il naso.
Di’, amica mia, mi vedi? Sì lo so che non vuoi rispondere. Fa niente.
Non potrò fare più sogni. E non avrò più storie da raccontarti.. Così è giusto che tu neppure mi guardi. Sarà così per sempre, lo so. Nessuno si curerà mai di me. (Pausa).
Neppure il Silenzio. (Pausa). Neppure Pierrot. (Pausa).
Non voglio vedere più nessun sole. E non voglio più sentire nulla.


SCENA OTTAVA

Lontanissimo, un richiamo di flauto. Sembra una voce che chiama:

<<Pierro-ooot!… Pierro-ooot!…>>. Pierrot si drizza ad ascoltare. Il richiamo continua.
PIERROT (confuso) Chi sei?… Ascolta, ti prego, chi?…
Il richiamo è ora forte e distinto.
PIERROT E’ come essere in sogno… in uno strano sogno che ho già sognato… e del quale
non ricordo nulla… Uno strano sogno, sì… in cui all’improvviso…

Una risata forte e aspra, scrosciante, si ode fuori scena. Pierrot è come impietrito. La risata continua. Pierrot fa meccanicamente qualche passo indietro, guardando il punto da cui la risata proviene. Invece entra in scena, proprio alle sue spalle, il Signore Vestito d’Argento.
Pierrot sobbalza dallo spavento.
Il Signore Vestito d’Argento è immobile, davanti a Pierrot. Non ride più. Ha un cilindro in testa e una bisaccia sulle spalle, entrambi d’argento. Osserva con studio severo Pierrot. Poi, con gesto abile, afferra il cilindro e si piega in un rapido inchino. Ancora un’occhiata a Pierrot e poi sbotta in una nuova sonora risata.

IL SIGNORE VESTITO D’ARGENTO Hai il collare fuori posto, mio caro amico. Già. (Pierrot si accomoda il colletto meccanicamente, a bocca aperta). Fai nidi per mosche? (Pierrot non ha capito. Indicandogli la bocca). Quel portone. Chiudilo. (Pierrot esegue). Così. Già. Permettimi di presentarmi. …Già. Be’, il mio nome. Prendiamone uno a caso.
Selenico, ti piace?
PIERROT (sebbene assolutamente confuso, con uno scatto cerca di reagire)
Non posso parlare con voi! Prima che arrivaste avevo deciso di non parlare più con nessuno.
Voi non potreste capire.
SELENICO (dopo un attimo di pausa, sbotta nella sua fragorosa risata. Si placa di colpo).
Già. La vezzosa Colombina ha fatto ancora centro.
(Estrae una lunga pergamena, su cui appunta qualcosa).
Più uno. Se ti interessa saperlo, mio caro amico, tu occupi il posto numero milleuno
nel cuore di quella sospirosa cutrettola.
PIERROT (come seguitando un suo ragionamento) Non doveva andar via. Non mi ha creduto. Non ha saputo aspettare. Ma voi…?
SELENICO (riponendo la pergamena) Come so tutte queste cose? Ah ah ah . E’ il mio lavoro.
Me ne occupo dal tempo dei tempi. Allora, come si dice, tu eri ancora fra gli angeli. Ma un poco malinconico già da quel tempo. Hai avuto una malinconia precoce.
PIERROT Voi, signore, non soffrite?
SELENICO Soffrire? (Pausa. Sbotta nella sua risata). Già, le parole. Le vedi tu, le parole?
Hai mai provato ad acchiapparne una col retino, metterle un laccio al collo e portartela dietro al guinzaglio, docile come una cagnetta? Così da poterla bastonare a dovere quando non ti ubbidisce e se ne va per i fatti suoi? Rispondi.
PIERROT Io non vi capisco, signore.
SELENICO Già. Già, vedo. Non far caso a me, amico mio. Fra le nuvole, io ci ho la testa.
E invece bisognerebbe starci del tutto, come te. Ma va così. La testa fra le nuvole,
ma i piedi a terra. Che divisione. Ah ah ah.
PIERROT Avete spiato tutto, prima?
SELENICO Spiato? Oh mio caro amico, io non ho davvero bisogno di spiare. Sapevo tutto fin
dal principio. Il Sole, Colombina, quella tua storia. Ah ah ah. Vengo da un luogo inospitale in cui si sa già tutto. La mia casa è di carta. E la mia povera vita è flagellata da una serie
interminabile di punti e virgole. Ah ah ah.
(Estrae un grosso orologio da taschino, d’argento, che consulta. Cambiando bruscamente tono)
Così tardi?! Devo scappare: Le mie sono esigenze drammatiche. Ah ah ah. Un momento.
Ci vuole una bella frase conclusiva. Per il saluto… Ci sono! Quando sorridi alla luna, Pierrot, rammenta di risparmiare un poco del tuo sorriso per domani. Eh?
La metterò in una scatola di cioccolatini. Che ne dici?
PIERROT … La luna? Cos’è la luna, signore?
SELENICO Appunto. La luna? E’ il monile che la notte si appende su un fianco
quando vuol far la civetta coi poeti. Eccola!
(Selenico batte due colpi secchi con le mani. Compare, lieve, una Luna grande quanto Pierrot,
che si posa proprio accanto all’altalena. E’ ovviamente, tutta d’argento).
PIERROT (guarda affascinato) Che bella!… Sembra una culla.
SELENICO Ah ah ah. Che te ne pare dei miei giochi di prestigio, Pierrot?
Ah ah ah. Non sono formidabile?
PIERROT (guarda ora verso la platea, stropicciandosi gli occhi) Comincio a vederci bene…
(Si volta verso Selenico, implorante) Oh, signor Selenico, se potessi tornare lassù,
sulla mia altalena. Di là vedrei certamente meglio. Vi prego.
SELENICO Ah ah ah. Niente di più facile, mio impaziente amico, niente di più facile
(Batte le mani, come prima)

L’altalena comincia lentamente a scendere, fino al punto in cui Pierrot può montarci sopra.

PIERROT (battendo le mani con gioia) Bravissimo! Grazie grazie grazie!
Voi non sapete come mi rendete felice.
(Monta sull’altalena, che torna dolcemente su. E’ a lei che parla ora)
Mi hai perdonato, mia dolce amica?
Ricominceremo i nostri interminabili viaggi.
Quel brutto giorno no tornerà più. Mai più, lo giuro!
SELENICO Oh beh. Lo spettacolo è compiuto. Già. Manca solo il cartello <<fine>>
alla mia regia. Ah ah ah. (Fa per andarsene).
PIERROT Oh, signore, andate via?
SELENICO Ma sicuro, amico mio. Qui non ho più da fare.
PIERROT Andate lontano?
SELENICO Lontano? Ah ah. Vicino e lontano. Di qua e di là. Il mio posto è nel non averne uno, come il tuo è su quell’altalena.
Be’ , addio, Pierrot! Ah ah ah! (Sparisce, mentre in scena dura la sua risata).
PIERROT Addio, signore!… (Pausa). Addio. (Pausa). Se n’è andato. (Pausa).
E’ passato tutto così in fretta. Tutti via. (Pausa).
Come in un sogno.

Selenico riappare al suo tavolo. In piedi.
SELENICO Pierrot, anima mia, vedi questo spazio buio, davanti a noi?
E’ là che finisce la storia di Pierrot. Pierrot padre, figlio di Pierrot padre di Pierrot padre.
E ognuno raccontava a Pierrot figlio una bellissima storia che è la storia di Pierrot
E che suona così.

Sull’inizio della <<Ninna nanna di Pierrot>>, riappare, alle spalle di Pierrot, Colombina,
ma solo come eterea presenza astratta, che, cullandolo dolcemente, canta, a bocca chiusa,
le note della ninna nanna.

Blin blin. Blin blin.
Nuda luna tuba con me
amica, blin blin.
C’era un tempo, ora no,
luna, c’era
una festa di cristalli
che finì.
Blin blin. Blin blin.
Arlecchino
tutto toppe tutte rotte
s’invaghì
del mio sole, del mio sole.
Blin blin. Blin blin.
Nuda luna tuba con me
amica, blin blin.

C’era un posto, ora no,
luna, c’era
con le fragole fiammanti
come stelle.
Blin blin. Blin blin.
Chiusi gli occhi
per intesa con le stelle.
Li riaprii
Ma qualcuno le rubò.
Blin blin. Blin blin.
Nuda luna tuba con me
amica, blin blin.

Pierrot scivola dolcemente nel sonno.
La sua altalena pende da una nuvola e fa, dolcemente, su e giù.
Uniforme chiarore aurorale, con Luna.
Pierrot sorride e fa le spallucce, nel sonno. Ma subito ritorna nel suo limbo.
L’altalena fa, dolcemente, su e giù.
Lentamente, buio.